CPR- Vittime di tratta a rischio rimpatrio

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https://www.open.online/2020/01/24/ponte-galeria-cpr-roma-dove-le-donne-vittime-di-tratta-e-violenza-rischio-rimpatrio-collettivo/

Ponte Galeria, il centro alle porte di Roma dove le donne vittime di tratta e violenza sono a rischio rimpatrio collettivo

Viene chiamato «occultamento della continuità»: attivisti e attiviste che si occupano di immigrazione – ma anche di violenza di genere – definiscono così il passaggio tra un governo Conte e l’altro, tra il Conte I, quello gialloverde a trazione salviniana, e il Conte II. La «continuità» dell’aver lasciato – a quattro mesi dalla nascita dell’esecutivo giallorosso – immutati i due decreti sicurezza tanto voluti dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Certo, la maggioranza ha altre priorità all’ordine del giorno – si dirà. Ma il fatto è che le multe alle ong che fanno salvataggi in mare, gli operai multati per blocco stradale, l’abolizione della protezione umanitaria per i migranti sono ancora lì. Immutati.

Il Cpr di Ponte Galeria

I decreti sicurezza, a cominciare dal primo, hanno profondamente mutato il sistema dell’accoglienza. Secondo il rapporto pubblicato da ActionAid e Openpolis dal titolo La sicurezza dell’esclusione, l’avrebbe mandato in tilt, tra confusione, rinvii, circolari, burocrazia, aumento degli irregolari e i 5mila posti di lavoro andati in fumo in Italia.

«I decreti sicurezza hanno peggiorato il sistema di accoglienza in Italia e generato ghettizzazione e povertà», dice il sociologo e ricercatore pontino Marco Omizzolo durante la presentazione del briefing I sommersi dell’accoglienza, da lui curato per Amnesty International. «Oggi chi chiede asilo è esposto a emarginazione sociale con il rischio di finire nelle maglie della criminalità».

ANSA/Marta Bonafoni |Gli spazi del Centro di Permanenza per il Rimpatrio Cpr di Ponte Galeria, risultati inagibili in un sopralluogo del Garante delle persone private della libertà della Regione Lazio e dei consiglieri regionali Marta Bonafoni e Alessandro Capriccioli, Roma, 25 settembre 2019

E’ cambiata la vita anche nei Centri per il rimpatrio, quelle strutture detentive e di trattenimento per stranieri irregolari create nel 1998: allora si chiamavano Centri permanenza temporanea (CPT), mentre tra il 2008 e 2017 hanno assunto la denominazione di Centri di identificazione ed espulsione (CIE)

Nel Cpr di Ponte Galeria, alle porte di Roma, in questo momento ci sono 43 donne e 97 uomini. Detenuti. A chi si trova qui, il decreto Salvini «porta serie problematiche in caso di richiesta di asilo reiterata». A raccontarlo è Francesca De Masi, sociologa di formazione: da vent’anni lavora con donne sopravvissute: alla violenza domestica e alla tratta per sfruttamento sessuale e lavorativo.

Dal 2007 è socia della cooperativa romana Be Free, e ha lavorato in vari sportelli antiviolenza della Capitale. Dal 2010 è coordinatrice dello sportello per donne sopravvissute a tratta a scopo di sfruttamento sessuale e lavorativo che la cooperativa gestisce all’interno del centro di permanenza per i rimpatri di Ponte Galeria. E si parla soprattutto di donne nigeriane.

Le persone che si trovano in questo momento nel Cpr sono tutte in fase di esecuzione di un provvedimento di espulsione, spiega De Masi. «E con il primo decreto sicurezza la richiesta di asilo reiterata fatta in esecuzione di un provvedimento di espulsione è ritenuta inammissibile e quindi irricevibile dalla stessa Questura».