Violenza donne, a Roma lo spazio di San Basilio: “Noi sentinella a tutto tondo”
Annalisa Ramundo 05/05/2019 Donne, Roma
Lo Spazio Donna a San Basilio è attivo dal 2016, con la gestione di Be Free ed è stato attraversato da circa 500 donne
“Abbiamo trovato tutto sottosopra ma non hanno rubato nulla, a parte il cellulare di servizio- spiega alla Dire Marta Mearini, responsabile del progetto Spazio Donna- Per questo abbiamo pensato ad un atto intimidatorio“. Partita la denuncia contro ignoti e bloccata la sim del telefonino, a stupire le donne di BeFree è stata la risposta della città. “Da subito abbiamo ricevuto la solidarietà del femminismo romano con cui collaboriamo, da Non Una Di Meno, a ‘Lucha y Siesta’, alla Casa Internazionale delle Donne, ma anche del quartiere San Basilio, dove Spazio Donna è diventato in poco tempo un punto di riferimento e ha costruito rapporti con altre associazioni, servizi sociali, scuole e tante realtà del privato sociale”.
Nessuna telefonata, invece, dal IV Municipio. “Abbiamo pochi rapporti istituzionali- spiega Mearini- l’amministrazione comunale romana non sembra particolarmente sensibile a questi temi. Anche se la nostra non è un’occupazione, noi ci sentiamo parte del discorso che coinvolge gli spazi delle donne in città, da ‘Lucha’ alla Casa Internazionale delle Donne”. E gli atti intimidatori di inizio aprile vanno letti nella cornice del “clima che si respira a Roma e nel Paese”.
Ma cos’è Spazio Donna a San Basilio? “Non è un centro antiviolenza– chiarisce alla Dire Oria Gargano, presidente di BeFree- ma un centro per l’empowerment che propone alle donne una serie di attività gratuite, occasioni di incontro e opportunità di riflessione e acculturamento”. Finanziato dalla fondazione WeWorld Onlus, Spazio Donna, al suo secondo biennio, è gestito da un’equipe di nove persone, tra educatrici, psicologhe, operatrici specializzate nell’orientamento al lavoro e laboratoriste. Attraverso presentazioni di libri, laboratori di scrittura creativa, incontri su temi d’attualità, letture a voce alta, percorsi di autonarrazione attraverso immagini, corsi di teatro e bioenergetica, visite guidate a mostre e musei importanti per le donne, “proviamo a prevenire la violenza o a farla emergere quando c’è- spiega Mearini- partendo dal presupposto che più una donna è isolata più è fragile”.
Non mancano, però, servizi sovrapponibili a quelli degli sportelli: “dal sostegno individuale di uscita dalla violenza domestica, al counseling psicosociale, ai percorsi legali con le avvocate di BeFree”, per un totale di 200 donne “che hanno intrapreso percorsi di empowerment e sostegno” in poco più di tre anni. La fascia d’età più rappresentata è quella dai 30 ai 50 anni, la maggior parte delle donne sono madri di uno o più figli. Più italiane che straniere, molte sono disoccupate o occupate in nero, soprattutto nei lavori di cura, il titolo di studio più diffuso è il diploma di scuola superiore.
“Il nostro centro è frequentato anche da donne che non vivono situazioni di violenza, ma hanno semplicemente piacere a incontrarsi- continua Mearini-. All’inizio erano indirizzate dalle istituzioni, oggi arrivano molto di più grazie al passaparola. Il nostro obiettivo ècambiare la cultura alla base della violenza di genere e far parte della stessa rete che gestisce centri antiviolenza ci aiuta a intercettare la domanda per poi dare una risposta concreta”.
Un “approccio innovativo per un sostegno a tutto tondo”, quello offerto secondo Gargano da BeFree, che, da San Basilio allo sportello dell’ospedale San Camillo, lavora per chiudere il cerchio che va “dall’emersione della violenza”, attraverso il percorso relazionale di consapevolezza condotto in Spazio Donna, alla sua “conclamazione” al Pronto Soccorso del nosocomio romano, dove la cooperativa è presente h24 da dieci anni. “BeFree è un’organizzazione che tenta di stare ovunque con la stessa metodologia, ma con strumenti adeguati alle varie situazioni- sottolinea Gargano-. Cerchiamo di calarci nel caso unico della donna che chiede aiuto, considerando lo status quo delle cose ma anche il luogo di approccio. Spesso si tende a considerare le storie tutte uguali e ad utilizzare lo strumento elaborato da Leonore Walker sulla spirale della violenza come uno standard, infilando con forza gli uomini violenti nelle varie definizioni, quasi che esistesse un esercito di cloni. Bisogna, invece, entrare in ogni situazione considerandola per quello che è: unica e vissuta da lui e da lei, che sono due persone uniche”.
Un “salto” nell’analisi del fenomeno che, nei casi di violenza domestica, consente di mettere a tema “il ruolo attivo della donna nella costruzione della coppia”, senza “generalizzare o standardizzare”, e di comprendere a fondo le sue difficoltà nel lasciare o denunciare il partner o l’ex partner abusante. “Non ci fermiamo- conclude Mearini- siamo convinte che gli spazi sentinella che si occupano di prevenzione, come il nostro a San Basilio, siano fondamentali per combattere la violenza di genere“.