Comunicato stampa: condanna a casa famiglia, urgente ripensare il sistema

COMUNICATO STAMPA 22/06/2020

MINORI. BEFREE: ENNESIMA CONDANNA A CASA FAMIGLIA. URGENTE RIPENSARE IL SISTEMA

E’ con soddisfazione che diamo notizia di una sentenza (di primo grado) che condanna la responsabile di una casa famiglia del Lazio per i reati di maltrattamento ai danni di donne e minori ospiti presso la struttura che gestiva. Una condanna arrivata al termine di un processo, seguito dalle avvocate di Be Free a difesa delle vittime, possibile grazie al coraggio delle donne ospitate, al ruolo strategico giocato da una assistente sociale, alla sensibilità della giudice e al lavoro della Procura e della squadra mobile di Roma, a cui va tutto il nostro plauso.

Be Free, per la propria mission, conosce molto bene queste realtà, che spesso si trovano a supplire al ruolo dei centri antiviolenza sempre in carenza di posti, ospitando donne e figli vittime di uomini violenti, senza che il personale sia davvero specializzato sul tema. A partire dunque da questo caso, Be Free vuole ribadire alcuni capi saldi, quasi una piattaforma programmatica, utili per ripensare il modo di gestire le Case Famiglia, con spirito critico e senza pregiudizio ideologico di condanna, che sarebbe ingiustificato. In primo luogo crediamo nella necessità di individuare degli standard e vigilare sul loro rispetto. Troppo spesso la discrezionalità della gestione viene meno agli obblighi minimi, procurando a persone, minori e donne che escono da situazioni dolorose e complicate, ulteriori danni per le loro vite e dunque per l’intero sistema sociale.

Accanto a questo c’è indubbiamente il ruolo strategico degli assistenti sociali, a cui vanno dati gli strumenti, ma anche incoraggiata una formazione più puntuale, per svolgere una funzione di controllo su ciò che avviene nella quotidianità delle persone assistite. Non è più concepibile doversi appellare al coraggio, alla buona fede e alla responsabilità di un singolo, che per spirito di servizio, decide di denunciare. Occorre entrare nell’ottica che bucare il muro di omertà è un dovere che spetta a tutti gli attori coinvolti in quello che resta un servizio pubblico, a favore di nuclei familiari di cui l’intera collettività si deve e si vuole far carico.

Strettamente connesso quindi è il tema dell’impiego di risorse, siano esse pubbliche o private, che vengono investite per l’esistenza di quelle strutture. Si tratta di sottrarre con urgenza la possibilità a chi le gestisce di distrarre quel denaro dalle sue finalità di assistenza, perseguendo esclusivamente il massimo profitto. Una puntualizzazione tanto ovvia quanto odiosa, quando ci troviamo di fronte ad episodi di maltrattamenti fatti sulla pelle delle donne e dei bambini.

Alcuni semplici spunti ma sostanziali, sui quali, dal punto di vista di Be Free, occorre fare una discussione e avanzare delle proposte, perché non si arrivi nelle aule di tribunale a ripristinare giustizia e rispetto.

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